UN FRUTTO ANTICO
La nocciola tra storia, mito e leggenda
La nocciola è un frutto antico, conosciuto e consumato già nell’antica roma, come rappresentano molti affreschi visibili a Pompei.
Per i Romani il nocciolo era simbolo di fertilità, infatti veniva piantato nelle dimore patrizie e durante le celebrazioni nuziali, si decoravano gli ambienti con rami di nocciolo e si offrivano le nocciole durante i banchetti. Sono moltissimi gli affreschi o le decorazioni sul vasellame che riproducono scene di nozze decorate con rami di nocciolo intrecciati.
Era una pianta associata al Dio Hermes, Mercurio per i Greci, dio alato messaggero degli dei, l’unica divinità capace di passare tra i tre regni: L’Olimpo, la Terra degli uomini e l’Ade. Dio delle arti, della poesia, della letteratura, dei viaggi, era associato alla velocità di pensiero e alla comunicazione, Hermes, o Ermete, è spesso raffigurato con in mano un ramo di nocciolo legato con due nastri. I nastri nel tempo divennero serpenti e Mercurio divenne divinità della medicina. Ancora oggi il suo bastone con i due serpenti intrecciati è simbolo delle discipline mediche.
Anche nella Bibbia si menziona il nocciolo quando, nel cap.7-9,20 si narra di Mosè usò un ramo di nocciolo per infliggere le sette piaghe agli egiziani, e per aprirsi il varco tra le acque del Mar Rosso.
In molte altre culture il nocciolo riveste un’importanza degna di nota; per i Celti per esempio, era il legno con cui i Druidi fabbricavano i loro bastoni e nel loro calendario era inserito il mese del nocciolo come nono mese, che corrisponde all’incirca al periodo tra i primi giorni di agosto e i primi di settembre.
La pianta del nocciolo è quindi conosciuta da migliaia di anni e da sempre è associata alla saggezza, alla divinazione, ed alla poesia. La sua presenza nei più importanti riti di passaggio, ha sempre simboleggiato fertilità, ricchezza, saggezza, conoscenza, protezione e rinascita.
Secondo la tradizione sarebbe attratta naturalmente dall’acqua, pare che i rabdomanti infatti, per la ricerca di acqua nel sottosuolo, usino un rametto di nocciolo. Lo stesso nome “rabdomanti” deriva dal dal greco “rhábdos”, cioè “verga” e “mantéia”, cioè “divinazione”. Il ramoscello di nocciolo sarebbe utilizzato in modo quasi magico poiché entrerebbe in risonanza con le onde emesse dalla radiazione dei nodi metallici nella terra, influenzati dalla vicina presenza delle acque.
La pratica di ricerca delle vene d’acqua, prevede che si scelga un ramo con uina biforcazione e lo si afferri alle due estremità del ramo biforcuto, avendo cura di non stringere troppo. Avanzando lentamente verso il punto in cui si suppone la presenza dell’acqua, la bacchetta ruoterebbe verso terra, come fosse attratta da essa.
Il fascino del nocciolo lo si trova anche nelle fiabe: nella favola di Cenerentola, quando il papà si risposò dopo la morte della madre, e la portò a vivere con la matrigna e le sorellastre. Un giorno il papà, andando in una città vicina, chiese alle bambine cosa avrebbero voluto in dono, la piccola cenerentola chiese il primo rametto che avrebbe urtato il cappello del padre. Il padre così fece, le portò il rametto, lei lo piantò sulla tomba della mamma e ne nacque uno splendido nocciolo.